La storia
"Il concetto di free software non è nuovo. Quando le università cominciarono ad adottare i computer, essi erano
strumenti per la ricerca. Il software veniva scambiato liberamente e i programmatori venivano pagati per l'atto della programmazione,
non per i programmi in sé. Solo più tardi, quando il mondo degli affari e del commercio adottò i computer, i programmatori
cominciarono a mantenersi limitando i diritti d'uso del loro software e facendosi pagare per ogni copia.
Il free software come idea politica è stato reso popolare da Richard Stallman dal 1984, allorché formò la Free
Software Foundation e il progetto GNU a essa collegato. La premessa di Stallman è che la gente dovrebbe avere più libertà
e dovrebbe imparare ad apprezzarla. Egli progettò un insieme di diritti che sentiva necessari a ogni utente e li codificò
nella GNU Public License o GPL. Stallman battezzò scherzosamente la sua licenza copyleft in quanto lasciava intatto il diritto
alla copia.
Stallman stesso sviluppò lavori fondamentali di free software quali il compilatore C GNU e GNU Emacs, un editor di testo che
alcuni hanno trovato così seducente da concepirne quasi un culto. Il suo lavoro ispirò molti altri a fornire free software
sotto la GPL. Per quanto non promossa con il medesimo fervore libertario, la Open Source Definition include molte delle idee di Stallman,
e può ben considerarsi un derivato della sua opera.
La Open Source Definition cominciò la sua vita come un documento di linea di condotta della distribuzione Debian GNU/Linux.
Debian, uno dei primi sistemi Linux, tuttora popolare, fu costruito interamente con free software. Tuttavia, dal momento che c'erano
altre licenze oltre al copyleft che comportavano la gratuità, Debian ebbe qualche problema nel definire che cosa fosse gratis,
e i produttori non resero mai chiara la loro politica di free software al resto del mondo.
All'epoca, trovandomi a capo del progetto Debian, affrontai questi problemi proponendo un Contratto Sociale Debian e la Guida Debian
del Free Software, nel luglio del 1997. Molti sviluppatori Debian inviarono critiche e miglioramenti che io incorporai nei documenti.
Il Contratto Sociale documentava l'intenzione di Debian di costituire il proprio sistema interamente con free software, e la Guida rendeva
facilmente possibile la classificazione del software come free software o meno, confrontando la licenza software con la guida stessa.
La Guida Debian fu oggetto di molte lodi nella comunità del free software, specialmente fra gli sviluppatori Linux, che a quel
tempo stavano preparando la loro propria rivoluzione software sviluppando il primo vero sistema operativo gratuito.
Quando Netscape decise di rendere libero il suo browser Web, contattò Eric Raymond. Raymond, la Margaret Mead del free software,
è autore di numerosi articoli di taglio antropologico che illustrano il fenomeno del free software e la cultura che vi è
cresciuta intorno: scritti che furono i primi di un genere e che hanno messo sotto la luce dei riflettori questo fenomeno fino ad allora
oscuro. La dirigenza di Netscape rimase suggestionata in particolare dal saggio di Raymond La cattedrale e il bazaar, la cronaca
di uno sviluppo free software coronato da successo con volontari non pagati, e gli chiese una consulenza, sotto patto di riservatezza,
mentre sviluppavano una licenza per il loro free software. Raymond insisté che la licenza di Netscape dovesse adeguarsi alla
guida Debian per poter essere presa sul serio come free software.
Raymond e io ci eravamo incontrati qualche volta all'Hacker Conference, una raduno su invito di programmatori creativi e non convenzionali.
Avevamo corrisposto via email su vari argomenti. Mi contattò nel febbraio del 1997 con l'idea per l'Open Source. Raymond temeva
che la mentalità conservatrice dell'ambiente degli affari venisse scoraggiata dal grado di libertà di Stallman, che era
al contrario popolarissimo fra i programmatori di mentalità più liberale. Era impressione di Raymond che ciò stesse
sclerotizzando lo sviluppo di Linux nel mondo business laddove esso fioriva invece nell'ambiente della ricerca. Raymond ebbe incontri
con uomini d'affari nell'industria Linux che stava muovendo solo allora i primi passi; insieme, essi concepirono un programma di marketing
del free software indirizzato ai colletti bianchi. Furono coinvolti Larry Augustin di VA Research e Sam Ockman (che abbandonò
più tardi VA per formare Penguin Computing), nonché altri non di mia conoscenza.
Alcuni mesi prima dell'Open Source, avevo elaborato l'idea dell'Open Hardware, concetto simile rivolto agli strumenti hardware e alle
loro interfacce anziché ai programmi software. A tutt'oggi l'Open Hardware non ha avuto il successo dell'Open Source, ma il progetto
è ancora attivo; se ne può sapere di più a
http://www.openhardware.org
Secondo Raymond, la Guida Debian era il documento più adatto a definire l'Open Source, ma serviva una denominazione più
generale e la rimozione dei riferimenti specifici a Debian. Modificai la Guida Debian fino a ricavarne la Open Source Definition. Avevo
formato per Debian un ente chiamato Software in the Public Interest, e mi offrii di registrare un marchio per Open Source in modo da
poter associare il suo uso alla definizione. Raymond acconsentì, e io registrai una certificazione (una forma speciale di marchio
che potesse applicarsi secondo i termini ai prodotti altrui).
Circa un mese dopo la registrazione del marchio, apparve chiaro che Software in the Public Interest avrebbe potuto non essere la dimora
migliore per il marchio Open Source, e trasferii dunque la proprietà del marchio a Raymond. Raymond e io abbiamo da allora formato
la Open Source Initiative, un'organizzazione esclusivamente destinata alla gestione della campagna Open Source e della sua certificazione
di marchio. Mentre scrivo, l'iniziativa Open Source è retta da un comitato di sei componenti scelti fra fornitori di free software
di chiara fama, e sta cercando di espandere il suo comitato fino a una decina di persone.
Al momento del suo concepimento, la campagna Open Source fu oggetto di molte critiche perfino da parte del contingente Linux che già
aveva approvato il concetto di free software. Molti rilevarono che il termine Open Source era già in uso nel ramo della raccolta
di dati per le campagne politiche. Altri pensarono che il termine Open fosse già usurato. Per altri ancora era preferibile il
nome Free Software, già consolidato. Io opinai che l'abuso del termine Open sarebbe stato sempre meglio dell'ambiguità
di free nella lingua inglese, in cui sta a significare tanto libero quanto gratuito, la seconda accezione essendo di gran lunga la più
comune nel mondo del commercio di computer e di software.
Più tardi, Richard Stallman obiettò alla mancanza di enfasi sulla libertà che secondo lui la campagna dimostrava,
e al fatto che, mentre l'Open Source acquistava popolarità, il suo ruolo nella genesi del free software, e quello della sua Free
Software Foundation, venivano ignorati: si lamentò di essere stato cassato dalla storia.
Peggiorò la situazione la tendenza degli operatori del settore di contrapporre Raymond a Stallman, quasi essi proponessero filosofie
concorrenti anziché, sia pur con metodi diversi, propagandare lo stesso concetto. Io stesso contribuii probabilmente a esacerbare
gli animi mettendo Stallman e Raymond l'uno contro l'altro in dibattiti pubblici alla Linux Expo e alla Open Source Expo. Caratterizzare
i due come avversari diventò un'attività tanto consueta che una discussione via email, non destinata alla pubblicazione,
apparve sul periodico on-line Salon. A quel punto, chiesi a Raymond di moderare i toni di un dialogo in cui, per la verità, egli
non aveva mai inteso entrare.
Quando la Open Source Definition fu scritta, esisteva già un gran numero di prodotti che potevano rientrare nella categoria.
Il problema erano quei programmi che non vi rientravano, e che pure gli utenti trovavano irresistibili."
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